fuoridalpalazzo

30 marzo 2010

Le parole di carta

Cara signora con la giacca azzurra, sì proprio tu che stai qui in fila davanti a me, al banco dell’edicola, tenendo in mano un inserto colorato, chiuso nella plastica assieme a una motoretta. Tu che a un certo punto - colpo di scena! - apri la confezione, tieni il giocattolo cinese e chiedi all’edicolante se - gentilmente - può gettare nel cestino il giornalino e darti anche un pacchetto di Milde Sorte e grazie mille. Che ne sai tu, con quei 10 euro in mano, del valore di un testo scritto, fosse anche una banale scheda tecnica delle moto da gran premio con due foto di Valentino Rossi tirate giù da internet? Tu che per il tuo bambino hai scelto un pezzo di plastica ricoperto di vernice probabilmente tossica.
Che ne sai tu, cara signora con l’auto in doppia fila, che ne sai di un altro bambino che tanto tempo fa metteva da parte la sorpresa per dedicarsi avido al giornalino, certo che avrebbe potuto aprirgli ben altri mondi che un giocattolo. Che ne sai, tu che affidi il tuo futuro al gratta e vinci, senza nemmeno immaginare quanto bassa sia la probabilità statistica di risolvere in questo modo i tuoi problemi, che ne sai di due fratelli che si pestavano ogni giovedì, al ritorno dalla scuola, per mettere per primi le mani sul Il Giornalino che il postino depositava, in quegli anni puntualmente, nella buchetta della posta? Che ne sai tu di una madre che per costringere i figli a mangiare doveva sequestrare loro i fumetti finché i piatti erano vuoti? Che ne sai dell’emozione incontenibile di trovare, durante una spedizione in soffitta, un giacimento di Topolini (di carta) di quelli antichi, con tante storie e poca pubblicità.
Ti sembrerà forse un gesto intelligente quello di lasciare al negozio l’inutile carta per portare via ciò che conta, cioè l’omaggio. Ma è solo perché non puoi nemmeno immaginare la potenza (esatto: ho detto potenza) di un testo scritto, fossero anche pagine per bambini, mica la Divina commedia, capace di far piangere, ridere, tremare per la rabbia, la paura o tenerti sveglio fino a notte, con la pila sotto il letto, per scoprire se il piccolo e sfortunato Oliver riuscirà finalmente a sfuggire al cattivissimo Fagin e al suo terribile compare Sikes. Oppure se il misterioso capitano Nemo sarà capace di condurre il sottomarino Nautilus alla vittoria nella lotta contro il calamaro gigante. E ancora, per vedere se il signor Duncombe capirà mai i tormenti del figlio maggiore Humphrey (incompreso da tutti dopo la morte della madre) impegnato com’è a dispensare comprensione e affetto al figlio minore Miles (insopportabile ingiustizia!).
Tutto questo cara signora, nervosa come le quattro frecce che hai lasciato accese nella via, lo neghi a tuo figlio portandogli in cambio una motoretta finta. Sai che ti dico? Quel giornalino colorato che non trova posto nella tua borsetta troppo piena, me lo porto a casa io dove troverò un altro bambino sempre pronto a chiedere: papo leggimi una storia. In cambio, se dovessi cambiare idea, posso darti uno di quei libri “antichi” che nella nostra famiglia sono ormai alla terza generazione. Ti sembreranno vecchi e rovinati, con le pagine strappate e qua e là scarabocchiate, ma credimi: il giocattolo rotto si butta, il libro sciupato e un po’ scassato, perché è stato preso in mano tante volte, è garanzia di qualità.