L'appello a Babbo Natale
Caro Babbo Natale, come il bambino povero che fiuta l’aria e chiede un paio di guanti e un berretto, rinunciando al trenino elettrico perché sa che sarebbe un desiderio vano, cercherò con questa lettera di moderare le richieste. Solo cose utili. Anzi, voglio andare sul sicuro: chiederò solo doni necessari, beni che vorrei dare per scontati (e non trovare sotto l’albero) ma visti gli eventi mi sorge qualche dubbio.Caro Babbo Natale, so che non è affar tuo ma mi piacerebbe molto avere un treno veloce che andando a Roma fermi a Trento, come già avevamo fino a qualche giorno fa, perché alle comodità si fa fatica a rinunciare. Soprattutto a quelle indispensabili. Chiederei quindi che se questo treno dovesse portare alla stazione mia moglie, qualunque donna di famiglia, o anche un’amica o una semplice conoscente io non sia obbligato a passare a prenderla di persona solo perché ha paura di attraversare a piedi piazza Dante.
A nome di un imprenditore che conosco vorrei chiederti di far sì che quando partecipa alle gare d’appalto non si ritrovi sempre come concorrente un rivale che passa ogni giorno nell’ufficio dell’assessore e lo chiama più volte al giorno per discutere del più e del meno, comprese le attività culturali della moglie (del politico) a cui partecipa staccando assegni di tanto in tanto. Sono cose ovvie, lo so, ma preferisco metterti di mezzo per non avere sorprese.
Caro Babbo Natale, quando vedo passare il camion delle immondizie mi piacerebbe storcere il naso solo per il cattivo odore, senza dovermi preoccupare perché a bordo potrebbero esserci (come c’erano in Valsugana) sostanze cancerogene da nascondere nei campi dietro casa. Se ricevo l’avviso di una lettera raccomandata mi piacerebbe andare a ritirarla all’ufficio postale all’orario indicato sul biglietto giallo, senza il rischio di trovare l’ufficio chiuso per “motivi tecnici” con la mia lettera urgente all’interno come mi è accaduto l’altro giorno, in via Scopoli, quando ho scoperto che non c’erano dipendenti a sufficienza per tenere aperto lo sportello.
Mi piacerebbe inoltre, Babbo Natale, poter acquistare una casa come quella in cui sono cresciuto ormai trent’anni fa senza dover fare un mutuo di trent’anni che finirei di pagare solo grazie alla liquidazione, proprio quella che una volta si lasciava ai figli.
Sarebbe bello telefonare per una visita medica - senza urgenza perché non siamo in pericolo di morte - e sentirsi dare appuntamento prima di un anno. Ma se questo proprio non è possibile, caro Babbo Natale, potresti intervenire per evitare che (a pagamento) la stessa signorina, improvvisamente più gentile, ci proponga una visita per il giorno successivo, all’ora che vogliamo.
Sugli autobus non ti chiedo nulla, se non che la gente ci salga sopra. E nemmeno sui parcheggi, se non che gli automobilisti, proprietari di tre auto per famiglia, imparino a considerarli merce rara e non un diritto. Passo quindi alla politica chiedendoti un’altra cosa ovvia, ma che ti confesso un po’ mi inquieta: in vista delle elezioni comunali previste in primavera vorrei tanto che - fissato un giorno - si andasse a votare proprio in quello, senza rinvii, senza che una domenica si voti per metà candidati e la domenica successiva per l’altra metà.
Caro Babbo Natale, so che soddisferai queste mie ragionevoli richieste, come accogli le richieste del bambino povero che con i guanti e il berretto potrà star caldo senza il rischio di ammalarsi. Se tutto andrà bene l’anno prossimo potrei osare di più, chiedendoti un piccolo lusso. Mi piacerebbe davvero molto che i candidati eletti nelle aule della politica, i candidati che anch’io ho eletto, non subissero quella strana trasformazione che li porta ad essere litigiosi cacciatori di poltrone, con la bilancia in mano per misurare quanto spetta ad uno e quanto all’altro. Falli restare come volevano apparire prima del voto, fa’ che rispondano al telefono al primo squillo come facevano in campagna elettorale, fa’ che pensino loro al treno, all’ufficio postale, alle discariche inquinate, ai prezzi della casa, alla visita medica ed agli appalti senza che ci sia bisogno di scrivere una lettera a te, Babbo Natale.

Mi metto nei panni dei pochi trentini e turisti che ieri passeggiavano tra i banchi della fiera e mi chiedo: ma dov'è finita tutta la neve caduta nei giorni scorsi? Se non sapessi già la risposta, sarebbe un bel mistero: si arriva in città osservando il paesaggio bianco dai finestrini dell'auto, si cerca parcheggio tra i mucchi di neve, si raggiunge il centro storico camminando sui marciapiedi ancora sporchi e ci si ritrova nella zona a traffico limitato a passeggiare in un altro mondo, dove sembra che la neve non sia caduta mai. In realtà la neve c'era, ma l'hanno portata via di peso. Tutta? Tutta.
La velocità di una città si misura (anche) visitando il suo Mc Donald's. Ad esempio quei dilettanti del Mc Donald's di Trento non potrebbero resistere nemmeno un'ora dietro le casse del Mc Donald's di Milano, proprio di fronte alla stazione. L'altro giorno - ore 13 e 11 - c'era una coda di dieci persone che arrivava fino alla porta d'ingresso. Una coda tale - pensavo - che avrei dovuto cercare un altro locale. Ma mentre formulavo questo pensiero la coda si era già ridotta ad otto unità, divenute subito sette (e poi sei) nel tempo che impiegai a contare le persone che avevo di fronte. Tutto merito di Yashawini, un nome che pare una sequenza casuale di lettere e invece stava scritto sulla targhetta appuntata al petto di una ragazza tutta nervi e - più in là - sul tabellone mensile del miglior dipendente di Mc Donald's. Mentre leggevo una seconda volta quel nome la coda di Yashawini si riduceva a cinque persone: stava lottando per ripetere a dicembre la vittoria aziendale di novembre e io mi preparai mentalmente l'ordinazione, ripetendola più volte, per non far perdere tempo prezioso a lei e agli altri clienti in attesa.

