fuoridalpalazzo

04 novembre 2008

Ciclisti urbani



Erano mesi che volevo incollare qui sopra questo video dall'effetto ipnotico (almeno per me) soprattutto a causa della musica (almeno questo ho deciso dopo lunga riflessione). Ora ne ho l'occasione, con questo pezzo, qui sotto, che ho scritto sul giornale di domenica.

C’era nelle edicole trentine, ieri mattina, questo titolo di giornale dall’effetto agghiacciante, almeno sulle persone predisposte, che prometteva: «Arrivano i parcheggi per le bici». E fin qui tutto bene, a patto di ritenere che questa sia una necessità. Ma la mazzata arrivava al momento di leggere il sottotitolo: «Ecco i prezzi». Come scusa? I prezzi. Oppure le tariffe, come recitava un altro giornale raccontando la decisione della giunta comunale.
Detta così sembra la cronaca di una delibera allucinante che porterà i ciclisti urbani a scendere dal sellino e cercare in tasca la moneta da infilare nel parchimetro. Per fortuna andrà diversamente: pagheranno quelli che vogliono lasciare in sosta la bici alla stazione ferroviaria, chiusa in un recinto sorvegliato dalle telecamere, al riparo dalla pioggia e soprattutto dai ladri. Pagheranno poco: 50 euro l’anno, oppure 7 euro al mese, oppure 2 euro al giorno (e quest’ultima tariffa in realtà mi pare un furto). Oppure non pagherà nulla il ciclista che avrà in tasca anche l’abbonamento del trasporto pubblico. Ma per la prima volta nella storia passerà il principio che è possibile chiedere a un pedalatore di tirare fuori i soldi. Parlo da ciclista urbano per necessità e passione: sono convinto che sia giusto il contrario.
Non solo il Comune dovrebbe costruire i parcheggi e affidarceli gratuitamente (telecamere comprese) ma dovrebbe anzi pagarci. Insomma, meritiamo un premio Qualcosa di più rispetto agli omaggi sorteggiati l’estate scorsa tra i dipendenti pubblici che andavano al lavoro pedalando.
Finora abbiamo pensato che il nostro premio fosse la libertà impagabile di sfrecciare per la città misurando il tempo in manciate di minuti. Noi siamo quelli che da piazza Duomo all’ospedale Santa Chiara ci mettiamo cinque minuti e non dobbiamo cercare il parcheggio. Noi siamo quelli che da Cristo Re al centro storico ci mettiamo sei, sette minuti. Noi siamo quelli che una volta, alla vista del vigile urbano, dovevano smontare al volo in via Belenzani perché c’era il senso unico. E invece ora pedaliamo avanti e indietro grazie a un cartello che ce lo consente: grande vittoria, continuiamo pure ad allargarci.
Noi pensavamo che il nostro premio fosse questo: tempo, libertà e in fondo anche denaro perché il mio contachilometri (lo uso anche in città) in un anno segna più di 3 mila chilometri, pedalati tutti in centro, distanza che tradotta in benzina vale almeno 300 euro. Certo se mi rubassero la bicicletta mentre scrivo questo articolo, fatto purtroppo da non escludere, andrei solo in pareggio.
Ma ora che la giunta comunale ha studiato per noi le nuove tariffe, vorremmo replicare (parlo per tutta la categoria) mettendo in conto qualcosa a nostra volta. Non siamo mica in Giappone, dove ci sono parcheggi multipiano dedicati alle due ruote, oppure a Londra, dove i ciclisti sono raddoppiati da quando hanno previsto il pedaggio per l’ingresso in centro storico. Qui - cari assessori - siamo a Trento città dove le mamme danarose fanno la fila in via Verdi ogni pomeriggio con il gippone (zona a traffico limitato a quanto mi risulta) per andare a prendere i bambini che vanno a scuola dalle suore. E noi ciclisti respiriamo quei gas di scarico. Pedaliamo a chiappe strette in via Sanseverino per evitare che i camion ci facciano finire nell’Adigetto (per fortuna ora c’è il muro). Saliamo in sella anche con la pioggia, non perché siamo dei duri, ma perché rinchiuderci nell’auto ci renderebbe troppo tristi, e speriamo che le auto non ci facciano la doccia alla prima pozzanghera. Facciamo lo slalom tra gli alberi in quelle che il Comune chiama piste ciclabili e che in realtà sono solo strisce rosse disegnate sull’asfalto. Quando ci rubano la bici compriamo Bazar e ne cerchiamo un’altra usata con cui gettarci con incoscienza nelle rotatorie a doppia corsia che hanno invaso la città. Fosse per noi il maxi parcheggio di via Sanseverino potrebbe essere un parco con laghetto invece di una distesa di lamiere colorate. E corso Tre novembre sarebbe un viale alberato dove andare a passeggiare come i nostri bisnonni ai primi del Novecento. Non chiediamo (quasi) niente a nessuno, felici di muoverci in libertà, ma non fateci mai pagare il pedaggio per lasciare la bici al sicuro dai ladri. Caro assessore comunale, perché non costruisce il bicipark (e molte più ciclabili) con i soldi presi agli automobilisti? La giurisprudenza europea ha stabilito già da tempo un principio sacrosanto, riferito a vicende molto più rilevanti ma che vale anche per le piccole cose: «Chi inquina paga». Sarebbe assurdo trovare il modo di far pagare chi invece non inquina.

Etichette: ,

17 ottobre 2008

Candidati presidenti

intervista doppia Lorenzo Dellai Sergio DivinaChi legge da Trento e provincia potrà trovare interessante quest'intervista doppia ai due candidati favoriti per la presidenza della Provincia autonoma di Trento: Lorenzo Dellai (centrosinistra, presidente uscente) e Sergio Divina (centrodestra).

Etichette:

28 ottobre 2007

Il computer di Coelho

Il mondo è diventato la mia casa
e il mio computer è la sua porta
attraverso cui le parole scorrono
come i fili che uso per tessere i miei libri.
E' dove le email nutrono il mio blog
come il fiume nutre il mare,
dove le fotografie possono immortalare un attimo.
Il mio computer è un mulino
dove posso interagire
oppure controllare i risultati del calcio
E' la mia finestra verso il mondo...



Non credevo che avrei mai messo fuoridalpalazzo una pubblicità. E invece eccola qui. L'ho vista poco fa alla televisione e l'ho voluta pubblicare subito sul blog perché il computer di Paulo Coelho è proprio come il mio computer. Anche se il mio non è un Hp.

P.S.: ci sono spot pubblicitari che superano di gran lunga i programmi che interrompono. Questo - a mio parere - è uno di quelli.

Etichette:

27 giugno 2007

Il bancomat che regala soldi!


Il sogno di ogni titolare di tessera bancomat si è avverato ieri fuoridalpalazzo, dove un distributore automatico elargiva banconote da 50 euro a chi ne chiedeva 20: occasione unica per portar via soldi a una banca, roba da chiamare parenti, amici e conoscenti per ripulire lo sportello fino all'esaurimento del massimale (e poi ripartire dopo la mezzanotte). Stavo lì con un collega - il primo che si è ritrovato, incredulo, con 30 euro in più in mano - e non sapevamo cosa fare: alla fine abbiamo preso il telefono e abbiamo chiamato il direttore della banca che ha bloccato lo sportello in tutta fretta. Par di sentirli, i lettori, che strepitano per la grandiosa opportunità gettata al vento. Ma in questo mondo di furbi - a cui appartengono a pieno titolo anche le banche - mantenere pulita la coscienza è una gran soddisfazione: meglio fessi che ladri.

P.S. messaggio per la banca: i 50 euro che si vedono nel video sono nel mio portafoglio. I 50 che avevo prelevato prima pure: venite a prenderli. Fatti due conti con il massimale del mio bancomat potevo portarvi via 600 euro, ma la soddisfazione di fare l'onesto (dopo una vita passata a sentirmi "derubato", rata dopo rata) non ha prezzo.

P.S. messaggio per i lettori più affezionati: peccato solo non aver avuto le scarpe giuste ai piedi...

Etichette:

31 marzo 2007

Lezione 21 di Baricco

la nave di Lezione 21 in PrimieroA me Alessandro Baricco piace. E non mi vergogno di dirlo sebbene sia molto più figo dargli contro. Mi piace perché quando inizio un suo libro arrivo alla fine trattenendo il fiato, poi ricomincio dall'inizio, lo apro nel mezzo e lo leggo a pezzetti, lo ripasso a mente prima di dormire e infine lo presto a qualche sventurato che chiamerò nel cuore della notte per chiedergli: cazzo fai, dormi? sei già arrivato nel punto in cui il conte muore e si scopre che Florence aveva due cuori?
Baricco mi piace - anche se dei suoi libri, una volta terminati, non mi resta quasi niente - per quel godimento istantaneo che mi procura durante la lettura. Dev'essere il ritmo, quel ritmo irresistibile che coinvolge il lettore e lo porta con sé. A volte esagera, il pifferaio Baricco, e tra le righe emerge (ahimé) l'artificio che ti ipnotizza e una volta palesato perde il suo potere. Ma poiché io leggo Baricco per godere (e non per criticarlo, di quelli ce n'è una grande folla) faccio finta di non aver scoperto i suoi trucchi e mi lascio riprendere nel vortice che mi trascina ogni volta in un diverso universo surreale. A chi non lo capisce non resta che la critica e per fortuna ogni tanto c'è chi attacca Baricco in modo divertente.
Della musica ho detto, quindi forse vi interesserà sapere che Baricco sta girando un film musicale e quella nave arenata che vedete qui sopra sui monti del Trentino, per l'esattezza sui versanti del Primiero, è la sua scenografia. Ah, dimenticavo: quella bianca non è neve, bensì ovatta, ma l'inganno è quasi perfetto e per i motivi di cui sopra fa lo stesso.
Il film si intitolerà Lezione 21 ed è il racconto fantastico di una lezione musicale, l'ultima, la ventunesima appunto, in cui un giovane studente scopre la storia della Nona Sinfonia di Beethoven. Sarà pronto entro la fine dell'anno e lo presenteranno al festival di Cannes. Quel giorno di febbraio che Baricco venne a Trento per il ciak inaugurale quelli della Provincia autonoma lo obbligarono a raccontare qualcosa del suo film e lui - nonostante le sponsorizzazioni - disse ben poco. Io ero lì a sentirlo, assieme a qualche ragazzina che gli chiedeva l'autografo, e a scoprire la sua antipatia pazzesca che non mi impedirà comunque di tenere i suoi libri nel bagno biblioteca dove di tanto in tanto me li godo. Già che c'ero ho girato un breve video con il telefonino cellulare e ve lo allego qui sotto. Se non capite nulla rassegnatevi: nemmeno i suoi collaboratori. Lo confessa lo stesso Barico che il film - dice - ce l'ha tutto in mente. Ora si tratta di metterlo su pellicola.

Etichette:

13 febbraio 2007

San Valentino

San Valentino? Roba da smidollati. E se ti raccontano che nell'anno 200 Valentino da Interamna - santo patrono dei venditori pakistani che battono i ristoranti - riconciliò due giovani regalando loro una rosa da tenere in mano per non dividersi mai più, non farti ingannare: è solo una leggenda, non basta un fiore per riunire due che litigano. Però un post lo voglio fare, quindi beccati questo video da me prodotto e una poesia di uno scrittore morto giovane che mi ha suggerito Eus. Pfui!

Non vorrei crepare
prima d'aver consumato la sua bocca con la mia bocca
il suo corpo con le mie mani
il resto con i miei occhi
non dico altro
bisogna restare umili...
Boris Vian



P.S. e ora vediamo chi indovina più film...

Etichette:

05 febbraio 2007

Un calcio al passato

Prima o poi dovevo farlo. In un mondo dove i metri quadrati delle case costano un occhio della testa non posso permettere al passato di sottrarre spazio al presente. Così sono andato nel sottotetto e l'ho presa, ma prima di gettarla nel cassonetto ho voluto farla suonare un'altra volta, l'ultima: il suono dell'Olivetti Lettera 82 ora è registrato sui server di You Tube. Mi piaceva l'idea di inaugurare così, con un calcio al passato e un filmato affidato ai posteri, i video di fuoridalpalazzo.
Caro lettore di questo blog, il dubbio è legittimo, sputa il rospo: che ci faceva in casa mia una macchina per scrivere? Devi sapere che nell'era digitale - quella in cui con un telefonino puoi girare un video come quello allegato a questo post e in due minuti spedirlo in rete - la prova scritta per diventare giornalista professionista si deve sostenere utilizzando una macchina per scrivere meccanica. Incredibile vero? A me toccò nell'ottobre del 2001 quando sentii la gigantesca sala dell'Hotel Ergife (Roma) vibrare al battito di migliaia di tasti metallici, una musica simile a quella che puoi sentire nel famoso video di Jerry Lewis. Molto pittoresco, ma poco serio: ci sono giovani che non hanno mai visto una macchina per scrivere, scrivono pezzi inappuntabili ma vanno nel pallone quando è ora di sistemare il nastro con l'inchiostro. Con la mia Olivetti presa a prestito sono diventati giornalisti vari colleghi ma non mi renderò più complice di una farsa fuori dal tempo. Di gettarla in un cassonetto, lo so già, non troverò il coraggio: se qualcuno la vuole, a Trento e dintorni, mi scriva in email che gliela regalo, con la consapevolezza, però, che non vale niente. E se un giorno sentirò la nostalgia di quel suono sincopato, colonna sonora di un'epoca da me evitata per un soffio in cui l'attività di una redazione di giornale si misurava in decibel, aprirò il blog e me l'ascolterò contento.

Etichette: ,

07 gennaio 2007

Jurka sulle piste di Campiglio



L'orsa Jurka con i suoi piccoli ripresa con un telefonino sulle piste da sci di Madonna di Campiglio.

Etichette: